© ALESSANDRA VELLATA ARCHITETTO

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APPROFONDIMENTI

Concorso per la riqualificazione di Piazza Martiri a Novara

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Contenuti esposti in occasione della presentazione degli esiti del concorso del 2014 presso la sala dell'Arengo del Broletto di Novara svoltasi nel gennaio 2018

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Piazza Martiri della Libertà in Novara è uno spazio definito fisicamente da quattro edifici che la connotano e che rappresentano simbolicamente alcune tra le componenti della vita pubblica:

1. IL CASTELLO Sforzesco-Visconteo rappresenta il TEMPO, la storia e da quando è stato ripristinato funzionalmente anche un polo culturale.

2. TEATRO COCCIA rappresenta lo svago, il ricrearsi e l'acquisizione di conoscenza tramite la RAPPRESENTAZIONE. È una facciata imponente ma secondaria rispetto all'edificio, il cui ingresso principale si trova lungo il lato adiacente.

3. PALAZZO ORELLI sede della borsa dell’agricoltura, Rappresenta una parte dell’economia del territorio e con il suo porticato accoglie i passanti che vanno in centro.

4. PALAZZO VENEZIA edificato nel 1926 in stile neoclassico è lo spazio della contemporaneità con i locali che occupano tutto il piano porticato.

 

Al centro del quadrilatero così configurato vi è il MONUMENTO EQUESTRE di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, scultura di AMBROGIO BORGHI, del 1881.

 

Alle spalle di palazzo Venezia si estende il parco, in parte visibile dalla piazza e connesso con le alberature dei baluardi, di viale XX settembre,

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Vedo quindi la piazza come una ELEGANTE SIGNORA vestita sobriamente, alla quale si deve decidere cosa aggiungere: altri abiti oppure ornamenti, dettagli?

Viene in aiuto il modello di LE GRAND PARI(S) – La grande Parigi/La grande scommessa per “migliorare l'ambiente di vita degli abitanti, correggere le disuguaglianze territoriali e costruire una città sostenibile”.

Dal 2008 in una visione di amplissimo respiro che comprende interventi nelle zone centrali come nelle periferie con un'idea di riqualificazione dell'intera città.

In questo tipo di visione riesco ad immaginare un impatto architettonico forte nelle aree poco qualificate e periferiche e viceversa un intervento delicato di carattere paesaggistico-conservativo nell'area già connotata della piazza.

 

In questa ottica il parco si estenderà nella piazza TRASFORMANDOSI IN GIARDINO FORMALE cioè in giardino all’italiana rivisitato. Lo spazio simbolico della piazza detta una regola nuova: La natura entrando nel cuore della città si trasforma per mano dell'uomo e diventa rappresentazione delle stesse regole geometriche e matematiche che informano l'intero creato.

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Un “giardino del Re” dove ciascuno di noi è Re, uno spazio magico dove la configurazione della strada non interrompe il disegno di siepi e camminamenti, ma lo compie, gli dà continuità, ne osserva le regole integrandosi ad esso, in modo che l’automobile transiti legittimamente ma si senta INTRUSA e non protagonista.

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Sceglieremo interventi tecnicamente funzionali alle esigenze manutentive, con prati a bassa manutenzione, ad alta calpestabilità e basso consumo idrico.

 

L'Intervento è principalmente compiuto con l'introduzione di alberi, cespugli ed arbusti, esseri viventi che si trasformano nelle stagioni.

Si tratta tuttavia di una trasformazione REVERSIBILE come è importante fare nei restauri delle cose più preziose.

 

Si tratta quindi di un ADDOMESTICAMENTO LEGGERO; Non sempre è necessario aggiungere nuovi linguaggi e nuovi segni prevalenti.

 

Inoltre mantenere in ordine un bel giardino nel cuore della città sarà ancor più simbolo del (buon) governo della città

 

L’intervento stratifica i segni delle diverse epoche e non li cancella ma li trasfigura: l’acciottolato (presente anche nella vicina Piazza Duomo, con le sue geometrie in bianco e nero nell'accostamento visivo con cespugli e aiuole diventerà altro da quello che è stato fino ad ora.

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La struttura geometrica dei percorsi riprende gli allineamenti visivi con gli edifici esistenti; la centralità e la simmetria apparentemente la fanno da padroni riprendendo nello stesso tempo la suggestione della parcellizzazione del paesaggio agricolo piemontese con la sua geometria imperfetta fatta di linee quasi parallele, quasi equidistanti.

 

A questa struttura di percorsi, che quindi fa riferimento alle originarie attività di trasformazione del territorio da parte dell’uomo (cioè l’agricoltura) si sovrappone, ancora con mano delicata, una struttura geometrica più raffinata e insieme simbolica: nei punti chiave l’ars topiaria dà luogo a sorprendenti forme che trasformano il naturale in elemento formale simboleggiando bellezza, cura, natura.

 

Un luogo dove c'è bellezza è un luogo dove si generano comportamenti virtuosi.

 

La cura nella gestione, la maestria e la competenza nella composizione delle forme di un giardino generano benefici ai suoi visitatori che a loro volta vengono curati e rigenerati dal giardino stesso.

Così si genererà un'attrattiva per visitatori provenienti da lontano.

 

Il verde non è decoro ma è un complemento che va a strutturare il vivere, è parte viva e vitale dell'architettura della città.

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Lungo il portico del teatro Coccia ci sarà una fontana a raso con getti d'acqua verticali: la fontana trasformerà il lato secondario del teatro in facciata di pari importanza della principale.

 

Sono immaginati punti espositivi per attività temporanee e vetrine a pavimento dei reperti archeologici calpestabili complanari e illuminate.

Gli arredi saranno oggetti formali su disegno: panche sedute e fioriere integrate in un solo oggetto.

 

La torre anch’essa vestita di rampicanti si integra con i resti della antica fortezza;

lo spazio soprastante ad essa può diventare un necessario punto di vista privilegiato, come il giardino visto dall’alto delle finestre dei castelli francesi.

 

Il palco per accogliere gli spettacoli tradizionalmente ospitati in piazza, riconvertirà l'antica fortezza in mattoni a vista in un fondale scenico.

 

La luce sarà per forza d'accento e scenica e non più solo generale e diffusa.

 

 

La natura, ancorché "forzata" secondo un disegno resta sempre tale e costituisce un anello che lega la sfera della vita in città, ambiente artificiale, alla sfera del mondo naturale selvatico in tutta la sua complessità di forme di vita.

 

Concludo citando una frase di Victor Hugo: “Non posso guardare la foglia di un albero senza essere schiacciato dall’universo”

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